Ilda Pizzinini, la fondatrice, e la vera premurosa madre de La Stüa, racconta la storia del suo Hotel che ormai è inseparabile dalla storia di vita di Ilda stessa...
C'era una volta.. eh no perché così iniziano le fiabe, ma io voglio descrivere i ricordi che mi legano a questa struttura.
Si scriveva il 26 agosto 1934 quando era fissato il termine del tanto atteso erede che, dopo la nascita di due femmine di 7 e 8 anni più vecchie doveva essere assolutamente un maschio che provvedesse alla prosecuzione del maso di famiglia "Runch" a Badia. Gran delusione quando papà "Vijo" - Luigi, che aveva assistito al parto disse "oh che bella gran bambina"!
Queste parole, sebbene ci fosse gioia per il parto ben riuscito, strappò più di una lacrima alla mamma cosciente di dover proseguire nel tentativo di regalare un erede maschio all'ansioso papà... e due anni dopo nasceva la quarta femmina.
Secondo la legge asburgica il maso era indivisibile e così papà Luigi decise, per senso di giustizia, di costruire una casa di tre appartamenti per le tre figlie che avevano rinunciato al maso.
Eravamo negli anni 50, a 5/10 anni dalla seconda guerra mondiale. Esistevano alberghi lungo le strade di transito o sui passi che già prima della grande guerra 1915-18 avevano ospitato personalità di fama, geologi e scienziati, nobili e reali. Questi, memori della loro notorietà, tentarono di far rivivere il turismo fra le due guerre.
La catastrofe della distruzione, dei caduti, fecero fuggire la gente dalle valli che oltre ad una magra agricoltura, qualche lavoro artigianale e la vendita di ciò che si poteva coltivare come latticini, legname e qualche animale di allevamento non c'erano grandi risorse.
Ma nelle città italiane e specialmente germaniche la popolazione dopo essersi sollevata in parte dalle rovine dei bombardamenti, sentiva il bisogno di distrarsi e di frequentare posti tranquilli e unici come le Dolomiti. Si avviò un timido turismo, prima estivo e poi invernale.
Fu allora che un signore di Milano che già frequentava l'Alta Badia convinse papà Luigi a trasformare la casa nuova in una pensione sfruttando lo spazio al pianoterra come sala, bar e cucina. La maggiore Oliva avrebbe fatto la cuoca, mestiere già praticato in altri alberghi, io Ilda, che insegnavo alla scuola elementare del paese, amministravo la struttura, Emma che di professione era magliaia, era una brava cameriera.
Con un sistema pubblicitario che chiamerei "medievale" promettendo acqua, corrente e riscaldamento centrale nelle camere, si riuscì specie in Germania a strappare alle agenzie soggiorni assicurati per tutto l'arco della stagione, tanto da raddoppiare la struttura dopo pochi anni.
Ma quando Oliva decise di sposarsi e arrivò dunque in casa un uomo privo di ogni esperienza turistica, la situazione iniziò a vacillare. Anche Emma si sposò e rimasi io, Ilda a cui interessava solo la scuola e l'ansia di proseguire gli studi all'università.
Rimasi ancora alcuni anni ad aiutare mia sorella, ma quando espressi il mio desiderio di costruirmi una casetta sul terreno vicino al "Serena" il cognato mi propose uno scambio col suo terreno a San Cassiano. A me S. Cassiano non piaceva e se già dovevo andarci pretesi la costruzione di una struttura redditizia. Così dopo anni di difficoltà finanziarie e restrizioni di crediti da parte delle banche il 22/12/65 potei inaugurare "La mia Stua".
Causa il mio lavoro dovetti affittare la struttura per ben tre anni e mezzo. Nel 1969 presi io stessa la dirigenza dell'albergo e grazie alla competenza e professionalità dei miei dipendenti riuscii a seguire il mio lavoro fino alla pensione.
Con il tempo sempre più abitanti della valle videro il futuro potenziale economico del turismo e, avendone possibilità, si misero a costruire garnì, pensioni o addirittura alberghi. La svolta avvenne nel 1962, quando la costruzione dell'impianto Piz Sorega permise di collegare le piste di San Cassiano e Corvara e portò alla fioritura di questi due luoghi sciistici.
Questo avvenimento svegliò anche i paesi circostanti, che si diedero da fare per poter ospitare anche loro i futuri clienti.
Anche se ero abile nel dirigere l'albergo, mi mancavano delle conoscenze importanti nel reparto culinario e di servizio professionale. Frequentai dunque dei corsi, così da riuscire presto a controllare il lavoro svolto dal cuoco ed altri. Avevo la fortuna di assumere personale del posto e un eccezionale cuoco italiano. La sola cosa che mancava ancora era l'arte d'intrattenere i clienti. Grazie alla mia attività scolastica conoscevo molti giochi da tavolo, che qualche volta si protraevano fino al mattino, dando l'occasione di sviluppare amicizie che durarono fino a 30 anni. Per dare ai clienti l'impressione di potere gustare le Dolomiti per bene, giravo con la mia fotocamera per le località circostanti, cercando nuovi posti dove poter fare gite alternative, per poi mostrarle via diapositive ai clienti interessati.
Una volta alla settimana si faceva la tipica cena ladina nella taverna e per digerire si ballava. Si aveva l'impressione di vivere in una grande famiglia.
La Struttura
La mancanza di crediti bancari mi costrinse a ridurre i costi della costruzione, così che alcune stanze disponevano solo del lavandino, mentre il bagno era sul corridoio per servire più stanze.
Nel 1974 si aggiunsero i bagni alle camere dove mancavano. Il bar e il salotto furono ristrutturati secondo criteri moderni. Per la cucina e la sicurezza valevano quasi annualmente regole diverse! Nel 1977 mi sposai e nel 1979 s'aggiunse mia nipote Rita, figlia di mia sorella .
Lo sport sciistico e le camminate non bastavano più per accontentare i clienti ed uscì una nuova moda: il "wellness". Nell'anno 1998 costruimmo quindi dei whirlpool, un bagno turco, una sauna, una vasca d'immersione e delle vasche Kneipp. Naturalmente fece buon colpo sui turisti, tuttavia, negli anni 1988 e '99 molti cancellarono le loro prenotazioni causa mancanza di neve. Nel 1994 mia nipote Rita sposò Sauro e tra il 1995 ed il 2003 nacquero Robert, Gabriele e Michele e dal 2000 presero Loro le redini in mano.
Nell'anno 2001 provvedemmo a rinnovare il tetto e nell'occasione alzammo la struttura, cosi che nella mansarda si organizzò il posto per nuove camere. Nel reparto dell'entrata si poté, dato lo spostamento dell'appartamento familiare al primo piano, ingrandire la sala, guadagnare il posto per una camera-giochi e costruire un ascensore.
Firmato: Ilda Pizzinini
La nostra zia Ilda ci ha lasciati nel luglio del 2015.